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Il voto
in Francia Una riflessione per l’Italia Ora che abbiamo visto
concludersi i ballottaggi nelle dipartimentali francesi, possiamo dire con
sicurezza che Sarkozy e la sua destra repubblicana hanno ottenuto un
autentico trionfo, conquistando posizioni su posizioni. I socialisti restano
al governo in trenta amministrazioni su centouno. Marine Le Pen ha ottenuto
anche un eccezionale successo, ma non riesce nemmeno a conquistare un
dipartimento. Ciò significa, che alle prossime presidenziali, Marine dovrà
rinunciare ai suoi sogni di gloria, ammesso che in competizione con Sarko,
avesse mai avuto una qualche possibilità. Una volta al ballottaggio,
piuttosto che vederla prendere il potere, i socialisti o qucl che ne resta,
convergerebbero sul candidato dell’Ump lasciandola a becco asciutto, come già
successe nel 2002 nel confronto fra il padre di Marine e Chirac. Al primo
turno i due candidati erano distaccati da soli tre punti percentuali, al
ballottaggio, ce ne furono ben sessanta a favore di Chirac. Per cui, la
strada del Fronte nazionale, alla luce di questi risultati, è proibitiva,
esattamente come lo fu nel 2002. Eppure c’è una sola vera differenza politica
fra le due destre francesi, perché al di là dei luoghi comuni e della
composizione sociale, il fronte nazionale non è una formazione fascista, checché
ne dicano le Femen, e ancor meno è postfascista: è invece l’erede del nazionalismo reazionario francese, tutt’altra cosa e
piuttosto complessa, tanto che la principale differenza oggi fra la
destra repubblicana e il fronte nazionale è l’atteggiamento nei confronti
dell’euro. Sarkozy non ci pensa proprio ad uscire dalla moneta unica, Marine
Le Pen ci ha giocato tutta la sua campagna elettorale. Se i francesi avevano
un dubbio a riguardo, le evoluzioni di Tsipras li hanno convinti. Se Roma, 30 marzo 2015 |
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